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      Ma che? Non vediamo noi tutto giorno al mutar delle mode di Francia crescere e scemare di prezzo or le perle, or i diamanti, ora le turchese ed altre gioie? E per qual cagione mai, se non perché, introdotta nuova moda, molti sono che di questa specie, pochi che di quell'altra vogliano provvedersi; onde elle diventano, riguardo al bisogno, or poche, or molte? A' nostri giorni erano le gioie opache in molta stima per la raritá, e talvolta averebbe un'opala valuto a pari dello smeraldo, se un po' maggiore del comune stata fosse. La sagace industria d'alcuni muranesi, che di far cristallo, che imitasse la candidezza di quello di monte, s'ingegnavano con varie prove, trovò a caso il modo di fare una pasta che tanto all'opale si rassomigliasse, che, lavorate ad uso di gioie, ingannavano sul principio gli stessi orefici; onde, abbenché consapute false, si vendevano a gran prezzo. Ma, comeché vetro egli fosse, né molto piú dell'ordinario costasse a chi le fabbricava, la grandezza del guadagno invitò a farne quantitá; la quantitá, non trovando esito pronto a que' prezzi rigorosi, costrinse gli artefici ad abbassare il prezzo; e successivamente, lavorandone sempre piú e passando in piú mani il secreto, restò scemato in pochi anni sí fattamente il prezzo, che di presente non vi trovano i muranesi maggior vantaggio che nella composizione degli altri smalti; onde non ragguagliano la dugentesima parte del danaro che furono vendute le prime, e le opale vere, ancorché gioie, hanno perduto di stima per la somiglianza troppo grande che hanno con le false.


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Economisti del cinque e seicento
di Gasparo Scaruffi - Antonio Serra - Germinio Montanari - Augusto Graziani
Editore Laterza Bari
1913 pagine 458

   





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