Ma i disidèri umani quanto sono mutabili! Ogni moda nuova fa parere piú bello ciò che di nuovo è posto in uso e lo fa valer piú, e fa valer meno ciò che prima era in uso ed in prezzo. La guerra fa valer piú l'arme e i cavalli e gli abiti di dante; la pace innalza il prezzo a' pennacchi, a' ricami ed alle delizie. E l'assuefazione universale aggiunge o stima o disprezzo alle cose: in modo che si racconta che, per l'abito di duolo portato a Parigi piú d'un anno per la morte di Enrico secondo, non erano scorsi pochi mesi, che gli abiti di seta erano sprezzati, quasi che fosse un uomo di poco conto colui che non avesse l'abito di duolo ad uso della corte; e chi voleva esser creduto di condizione distinta dalla plebe, vestiva lana di duolo e non seta. Or come sta dunque che questo valore delle cose e de' metalli, con cui le compriamo, debba essere cosí incerto ed incostante? Io non posso spiegarmi abbastanza su questo passo, se non adduco, avanti la soluzione, un altro simile inconveniente nel mondo.
Il tempo è misura del durar delle cose e del moto loro, e il moto è misura del tempo. Se voglio misurare il tempo, io mi servo d'un orologio, o d'acqua, come furono i primi, o da polvere o da ruote o da sole, insomma di qualche stromento che si muova egualmente, quanto è possibile; dal moto di cui dico:--Sono giá scorse tante ore, e tanti minuti passati sono.--Viceversa, se voglio misurar il moto d'una cosa, mi servo del tempo, e dico: la nave aver camminato tante miglia, perché si ha mosso col tal vento o con la tale velocitá, in tante ore, in tanti minuti.
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Parigi Enrico
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