Se l'oro e l'argento non fosse ad altri usi adoperato che a fabbricar monete e stassero queste sempre in commercio, io non vedo quasi alcuna ragione per cui dovesse alterarsi la proporzione del loro valore fuor di quella della quantitá, che ne viene dalle miniere, la quale talora si varia. Ma, perché sono eglino impiegati a tanti altri lavori, egli è forza che vada variandosi la valuta loro, non conforme la quantitá loro che dalle viscere de' monti se ne estrae alla luce, ma secondo la quantitá che da' lussi mondani n'avanza. Certa cosa è però che il primo impulso alla mutazion del valore lo dá l'abbondanza d'uno piú che dell'altro metallo, e che, se un anno non comparirá in Italia dalla Spagna o da altre province altro che argento e non oro, resterá piú caro l'oro, per un'oncia del quale si daranno piú once d'argento che prima non si davano; e se capitasse solo oro e non argento, con un'oncia d'oro si comprerebbe minor quantitá d'argento che prima. Ma anche il vario consumo, che si fa de' medesimi metalli, influisce non poco a questa proporzione. Il numero de' vasellami d'argento, che, e per le credenze e per le tavole non piú de' principi solo, ma de' cavalieri ordinari e fino de' mercanti si fa; quello che per servizio delle chiese fuor d'ogni proporzione d'antico costume, sebbene lodevolmente, si adopra; quello che per pizzi, riccami ed altre manifatture si malmette: raccolto tutto insieme in moneta, cangerebbe ben tosto la proporzione.
Ma dall'altro canto l'oro, che dal lusso moderno si consuma non solo in gioie, catene ed annella, ma per dorature, cosí de' piú vili metalli come del legno stesso, che, in varie guise intaglio, adorna i nostri soffitti, le nostre pitture e fino le carrozze, che ogni persona di ben comuni facoltá, al di sotto ancor de' mercanti, vuol niente di meno pompose di quel che fossero gli antichi carri trionfali; questo pure da tutta la massa dell'oro, che è nel mondo, ne detrae non picciola parte.
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