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      Ed in vero, io non saprei come meglio rispondere alla domanda di coloro, a' quali pare sí gran paradosso il vedere quanta gran massa d'oro ogn'anno dalle miniere di tutti i paesi s'estrae, e come in niun luogo apparisce ch'egli cresca ed abbondi in quella proporzione ch'egli doverebbe, ma sempre la stessa e piú tosto minor quantitá par che se ne trovi. Le sete, che (non ostante che tante se ne lavorino in Europa) vengono sí copiose dalla Persia, dalle Indie, dal Mogore e sino dalla Cina stessa in Europa; le spezierie tutte, che dalle Indie orientali ci sono condotte; tante altre droghe, tante altre merci, che ogni anno ne portano i vascelli portoghesi, inglesi ed ollandesi; le gioie piú preziose, diamanti, perle, zaffiri ed altre, che da quei regni stessi a noi sono portate: con che altro si comprano che col contante? Niuno quasi di quei vastissimi imperi compra merci d'Europa se non con altre sue merci; sicché in molto maggior quantitá ne cola d'Europa in quelle parti, che non quello che di lá ne sia trasportato: eppure vi sono regni che ne hanno abbondantissime miniere. In Turchia stessa, che pur troppo è la piú vicina a noi, non corre quasi altra moneta che reali di Spagna, zecchini veneti ed ongari d'Allemagna; ed all'incontro, ancorché sia vero che i reali di Spagna sono sempre in giro di mercanzia e commercio, onde ne ritornano spesse volte somme grandi in cristianitá, sono rarissimi i sultanini. Chi mi fa vedere un aspro d'argento, se non è per fortuna in mano di chi per sola curiositá lo conserva?


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Economisti del cinque e seicento
di Gasparo Scaruffi - Antonio Serra - Germinio Montanari - Augusto Graziani
Editore Laterza Bari
1913 pagine 458

   





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