Ma non può egli, senza suo pregiudizio e de' popoli, spargerne fra loro piú di quella che può portar il loro corrente bisogno. Anche il bancogiro, che in molte cittá mercantili s'è introdotto e che serve a comodo de' mercanti, i quali, invece di contar moneta a' lor creditori, assegnano con una partita su quei libri tanto del credito che hanno quivi (sicché si vanno del continuo girando quelle partite, senza dar mano al danaro, ch'è stato quivi da' medesimi a questo fine depositato), ha certa prefissa quantitá di contante, che sta quivi, si può dir, morto, mentre corre solo per le punte delle penne di quei giovani di banco che girano le partite: onde il principe può subentrare depositario di quella somma e valersene a' suoi usi. Ma io so una cittá d'Italia, il principe della quale, dopo averne preso forse 800.000 scudi senza che il banco ne sentisse incomodo, quando per altro bisogno ne levò altri 400.000, cagionò che il banco, non potendo a chi chiedeva il contante somministrarlo, cominciò a discreditarsi, e li mercanti, che avevano crediti in banco, non trovarono con che contrattare, senza lasciare un tanto per cento per la difficoltá di riscuotere: onde, nascendone manifesti pregiudizi al commercio, fu forza che il principe rimettesse il di piú che aveva preso della prima somma, perché quella cittá non girava in commercio de' mercanti piú di quella somma di 800.000 scudi.
Lo stesso avviene della moneta bassa. Se il principe ne va battendo sol quanto basta all'uso del suo popolo, può batterla di quell'intrinseca bontá ch'egli vuole, perché queste monete non servono che nello Stato suo, fuori del quale non si accetta che oro ed argento; ma, se ne battesse piú del bisogno, a guisa di vaso pieno, che lascia trabboccare il soverchio a danno di chi lo versa, cagiona a sé ed a' suoi Stati pregiudizio maggiore del profitto che vorrebbe cavarne.
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