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      Perciò ha sempre prodotto ottimi effetti e nessun danno la moneta bassa di Bologna, che, sebbene tutta di rame, è però grossa e pesante, onde non ci trovano buon conto i falsari a lavorarne; e la sua grossezza fa che, quando ella fosse ancor accettata in Romagna ed altri luoghi, non è però se non scarsamente e solo per accidente asportata fuori: onde poca somma battuta serve lungo tempo agli usi del popolo; e se non admettessero per abuso talora viglione forestiero, che ha qualche somiglianza col loro, mai non succederebbe disordine alcuno per questa parte. Per lo contrario la troppa copia che ne battono i principi di Lombardia e il troppo guadagno che hanno permesso nel peso e nella lega, a' partitanti ebrei particolarmente, che con ispeciosi progetti hanno preso in affitto le loro zecche, ha mantenuto e mantiene i disordini, che sono palesi nelle loro monete buone, alterandosene di mese in mese la valuta. Ma di ciò diremo piú avanti a suo luogo.
      Che se il principe ricusa di far alcun guadagno nelle monete minute, e le batte di tal lega e bontá intrinseca, che corrisponda all'esterna valutazione che vuol dargli, trattone le fatture, non vorrei che paresse un paradosso ad alcuni, se io dirò che può nascere da ciò un giorno qualche sconcerto nelle monete maggiori. Ma la prova è sí facile, che non voglio tacerla.
      Succede molte volte che le monete minute, quando sono alla bontá proporzionata col prezzo, sono introdotte ancora ne' paesi forestieri: nel qual caso il principe, che l'ha battute, è forzato batterne nuovamente per supplire a' bisogni del suo Stato, ed in questo modo ne va mandando lungo tempo fuori di sua zecca grossa quantitá; che, se gli altri principi, nelli Stati de' quali si sono introdotte, per qualche altro loro fine le bandiscono, tornano tutte nello Stato del primo, che le fece battere.


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Economisti del cinque e seicento
di Gasparo Scaruffi - Antonio Serra - Germinio Montanari - Augusto Graziani
Editore Laterza Bari
1913 pagine 458

   





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