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      Onde, se chi aveva assi libbrali fu costretto a portarli alla zecca per riaverli di due once l'uno, niun danno ve ne riportò, perché per lo stesso valore li spendeva col mezzo della pubblica autoritá, né aveva occasione di far pagamenti a chi da Ollanda le tele, i panni di Francia, le drapperie d'Italia, e d'altri paesi altre merci gli portasse. Non cosí dunque succederebbe oggidí, quando sí pochi si trovano, e questi anche segregati dal mondo ne' chiostri, che di vivere alla spartana, benché con fini piú alti e santi, si contentino. Che se il popolo romano avesse avuto a contrattare con gli esteri, non poteva non sentirne il danno; e perciò un tale consiglio, che fu allora la salute della repubblica romana, non poté ne' tempi assai posteriori aver luogo, quando in istrettezze urgentissime fu proposto da Livio Druso, tribuno della plebe, di mescolare nell'argento, per far monete, l'ottava parte di rame, e fu rigettata la proposta, non senza discredito dell'autore appresso la plebe. E a tempi nostri la Polonia, che, dopo le guerre co' svezzesi, restò, l'anno 1658, carica di debiti con le milizie, per aver usato questo ripiego, ben ne ha pagato con gravissimi danni il pregiudizio: di che diremo altrove.
      Lo stesso ripiego fu praticato di nuovo da' romani nella dittatura di Fabio Massimo, che ridusse gli assi al peso di un'oncia, onde raddoppiarono di nuovo i romani la valuta; e non molto dipoi per la legge Papiria furono battuti di mezz'oncia, e successivamente pare credibile che a poco a poco, ad arbitrio di chi battere li faceva, abbiano mutato peso: mentre non si trovano giá, ch'io sappia, di quegli assi d'una libbra e di due, che piú anticamente usarono; ma molti, massimamente a tempo de' primi imperadori, che solo un quarto d'oncia, anzi un sesto pesano a fatica.


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Economisti del cinque e seicento
di Gasparo Scaruffi - Antonio Serra - Germinio Montanari - Augusto Graziani
Editore Laterza Bari
1913 pagine 458

   





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