Ma dipoi a capriccio de' provveditori di zecca o, come dicevano, triumviri monetali, furono con vari altri impronti battuti, ed infine cominciò a costumarsi in tutti l'effigie dell'imperadore: onde Cristo Signor Nostro dimandò a' farisei maligni di chi era l'effigie della moneta del tributo: dissero:--Di Cesare.--Di questi denari 84 facevano in peso una libbra romana, cioè sette all'oncia; e tali furono battuti anche nel consolato di Cicerone e sino a' tempi d'Augusto e di Tiberio (31): ma dipoi a poco a poco furono diminuiti, riducendosi prima ad otto all'oncia, all'uso de' greci, che d'una dramma l'uno li fecero; e successivamente diminuendoli, conforme l'avarizia cresceva e le buone leggi del governo nella decadenza dell'imperio s'andavano perdendo.
Ora, per ridurmi alle cose proposte, il denaro d'argento, che a principio fu valutato per dieci assi di rame o sia dieci lire, a' tempi di Fabio Massimo dittatore fu valutato sedici assi, restandogli nondimeno il nome di "denaro"; e però il quinario non cinque, ma otto lire valeva, ed il sesterzo non piú due lire e mezza, ma quattro lire o sia assi di rame si prezzava. Ed ecco come il sesterzo e gli altri, anzi le lire stesse diventarono immaginarie; perciocché, sebbene erano cosí nominate, non contenevano però piú quel valore né quel peso che il loro nome indicava. Giá l'asse di rame, che pesò a principio una lira, era ridotto solo a mezz'oncia, e nondimeno "libbra" chiamavasi; e il denaro d'argento, che doveva valer dieci, era passato a 16 lire.
| |
Cristo Signor Nostro Cesare Cicerone Augusto Tiberio Fabio Massimo
|