Ridotta dunque la lira a questa immaginaria denominazione, che dubbio v'ha egli che chi avesse avuto una delle antiche lire di rame, che 24 delle piú moderne ne conteneva nel peso, poteva computarle 24 lire immaginarie, cioè 24 di quelle correnti, che non erano piú vere lire, ma mezz'once? Anzi, quando furono finalmente fatti gli assi quadrantali, cioè d'un quarto d'oncia l'uno, poteva un antico asse, di vero peso di una libbra, valerne 48 di nuovi; e, se avesse portato il corso del commercio che molto argento sortisse dall'imperio romano, comeché gli esteri non averebbono valutato a quella proporzione il loro rame battuto, li mercanti romani averebbero pagato il denaro d'argento non solo sedici, ma venti e piú libbre di rame, contate però d'un quarto d'oncia l'una, e perciò immaginarie.
Potrei però nello stesso modo esaminare le monete d'oro paragonate a quelle di rame e a quelle d'argento, e far vedere come il solido, oggi detto "soldo", fu pur una moneta d'oro, settantadue de' quali una libbra romana facevano (onde pesavano 106 grani l'uno incirca, a peso romano, in tempo di Valente e di Valentiniano imperadori); che a poco a poco, passando per cento e mille vicende di leggi, nazioni e domini, è divenuto moneta immaginaria, anzi nudo nome applicato a diverse monete basse, che, sotto nome di "soldo", quasi per tutta l'Italia e nella Francia corrono, con valute fra loro ed in ordine all'interna bontá sproporzionatissime; altro essendo il soldo di Venezia da quello di Milano e da quello di Firenze e di Piemonte, da quelli di Genova, Reggio, Parma, Mantova e di tanti altri Stati, che tutti variano fra loro, mentre oggidí lo scudo d'oro in Spagna, o sia la sua mezza doppia, vale in Venezia 300 soldi, in Milano 240, in Genova 188, in Firenze 207, in Reggio 510, in Roma.
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