E, stabilito cosí l'abuso, ne farei poscia venire a posta in casse la maggior quantitá che potessi, pagandoli in Allemagna secondo la giusta loro valuta, oppure qualcosetta piú, purché restasse del guadagno a me ancora; e manderei in Allemagna quelle monete italiane, che colá si ricevessero piú a mio vantaggio: dandosi il caso, con questi giri e cambiamenti, che si fanno molte volte in un anno, di raddoppiare in capo all'anno il capitale impiegato, che non è poco utile. Cosí credo, dico, che farei anch'io; e, per attendere a sí lucroso traffico, non avrei scrupolo a lasciar di fabbricar calze di seta e drapperie, nelle quali tanto minore e tanto piú imbrogliato è il guadagno.
Sono queste industrie ingegnose, che sono lecite e saranno sempre sinché non vengano proibite, e si eserciteranno anche dopo la proibizione sinché non siano impedite con mano forte e con proporzionate diligenze, perché sono facili i contrabbandi e portano incredibili guadagni a chi sa valersene. Ma frattanto le arti, che sono il vero nervo delle repubbliche e il loro sostentamento, languiscono, non trovandosi mercanti, che, potendo trafficar in monete, vogliano esercitare questa mercatura, per impazzire fra' tessitori, tintori ed altre maestranze e, con la continua mutazione di mode, far fondo di capitali morti ne' magazzini e metter il restante in partite de' libri a debito di chi non vuole pagare, e terminare il negozio in un vergognoso fallimento. L'arti della seta o della lana e degli ori filati, che in Italia hanno fatte ricche tante cittá, tanti popoli, e fiorivano, anzi fecero fiorire Firenze, Siena, Milano, Bologna, Napoli e tante altre, oggidí, se non sono estinte affatto, sono però languenti quasi per tutto, fuorché a Venezia, ove l'occhio prudentissimo e zelante di quei savi senatori non lascia diligenza per sostenerle.
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