Avrá ogni doppia di tal peso solo grani 120 di fino, sicché in una libbra d'oro fino sarebbero doppie 64 e valerebbero lire 960, onde la proporzione d'oro fino ad argento fino sarebbe di 14 1/8 ad uno. Ed ecco che in questo caso mette conto a portar a Bologna doppie d'Italia che calino 8 e piú grani l'una dal giusto peso, e barattarle anco a testoni nuovi, ancorché calanti dal peso antico; perché, fuori di quello Stato, valutati a ragione dell'intrinseca bontá, valeranno piú che non valevano le doppie calanti suddette; e tanto piú se caleranno piú degli 8 grani suddetti. Ma questo abuso di lasciar correre monete d'oro sí smoderatamente calanti, oltre il dar eccitamento a' mercanti propri di farle venire da' paesi forestieri ed a' mercanti forestieri di mandarle, perché l'uno e l'altro vi trova il suo utile, porge motivo ancora ad altre persone di manco coscienza di tosar quelle che sono di peso, che loro capitano nelle mani, per salvar per sé quell'oro, poiché giá ad ogni modo hanno corso. E però, chi considera bene, dal tempo in qua che sono introdotti questi abusi, le facoltá di quei paesi universalmente ponno dirsi scemate 5 o 6 per 100 ed anche piú, perché chi tira entrate in contanti, riceve in monete tosate 5 o 6 di meno per 100, mentre corrono le monete a quegli stessi prezzi anche comprando, perché anzi le mercanzie forestiere si pagano da loro quel tanto di piú. Perché, se, per esempio, vengono tele d'Ollanda di lino ed altre oltramontane, se ferramenta di Brescia, se drapperie di Venezia o di Francia, se panni d'Inghilterra o d'Ollanda, se ogli di Toscana o di Puglia, se droghe di Livorno o Venezia, anzi se bisogna loro frumenti degli altri Stati, come alle volte accade, i mercanti, che le fanno venire e che per prezzo di tali merci rimettono monete di giusto peso, tanto piú le rivendono in Bologna; onde il danno ritorna addosso a chi ha da servirsi.
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