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      Ma e le altre gabelle, le altre entrate tutte di quel principe non sono elleno da quel tempo in qua scemate con la stessa proporzione che č cresciuta la valuta delle monete? Or vadano i suoi ministri, e quelli in particolare. se vivi fossero, che, giá tempo, tante volte hanno consigliato affittare ad ebrei o ad altri partitanti battiture d'un tanto di monete di lega peggiore del consueto, allettandosi il principe con l'offerta che faceva il partitante di qualche migliaio di doppie al suo erario; o quelli che hanno indotto il principe stesso a far batter in proprio conto, additandogli il profitto ch'era per trarne su la liga del metallo: e scandaglino bene se l'utile, si puň dir momentaneo, che ne trassero per una volta sola que' principi, che allora vivevano, sia paragonabile al danno che n'hanno ricevuto in perpetuo nelle loro entrate.
      Il serenissimo Francesco secondo, vivente, intese giá ne' primi anni del suo felice governo che al passo del fiume Panaro su' confini di Modona e di Bologna, ch'č di sua ragione, facevano que' barcaiuoli pagare un testone ogni carrozza da nolo, che erano allora tre lire e tre bolognini di quella moneta; ma che questo dazio o pedagio non era stato da' principi anteriori costituito se non in 45 bolognini soli, e che la varietá da' 45 a' 63 era nata perché a que' primi tempi il testone non valeva che 45 bolognini; e, sebbene il testone č moneta bolognese, non modonese, avevano que' passatori sempre esatto un testone e non 45 bolognini: onde, sebbene avevano sempre esatto solo un testone e non piú, nondimeno era cresciuto il dazio da 45 a 63, contandolo a moneta minuta modonese.


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Economisti del cinque e seicento
di Gasparo Scaruffi - Antonio Serra - Germinio Montanari - Augusto Graziani
Editore Laterza Bari
1913 pagine 458

   





Francesco Panaro Modona Bologna