Quel tessitore di seta, che soleva esser pagato in ragione di tre lire il braccio per sua fattura del velluto, mentre valeva 9 lire in quel paese lo scudo d'argento; ora, ch'egli ne vale, per esempio, dodici, ancora è pagato a tre lire il braccio, sicché gli conviene tessere quattro braccia per uno scudo, che con sole tre braccia lo guadagnava. E pure le sue spese per mantenimento della sua famiglia crescono ogni giorno, sí perché molte mercanzie crescono di valore, sí perché il principe, a cui vanno di piú passo passo scemando l'entrate, non perde occasione di aggiungere gravezze, ove possa, per supplire ancor egli alle sue spese. Cosí non può piú il tessitore mantenersi, se, per far presto, non tralascia della solita diligenza di sua arte; onde il velluto si fa peggiore. Scansa quanto può il mercante di crescer salario al tessitore, perché, pur troppo usati i compratori a provvedersene al solito prezzo, ricusano di pagarlo piú del consueto; onde, per poter senza scapito venderlo a quel prezzo, chiude quanto può gli occhi alle fatture degli operari, purché campino anch'essi: ma intanto, e per questo e per la caccia che si fanno l'un l'altro i mercanti, dando la mercanzia a miglior prezzo per esitarla, ella divien a poco a poco peggiore e si scredita fuor di paese; onde scemano l'occasioni e l'arti s'abbandonano, ed i mercanti e la cittá tutta ne patiscono. Lo stesso può considerarsi ne' tintori, che, se seguitano a tingere in grana a' prezzi di prima e non ne tranno utile proporzionato, scemano la dose alle tinte e le fanno peggiori; il che ne' cremisi è pur troppo manifesto.
| |
|