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      Sta il coniatore a sedere basso sotto il giro di questa bilancia, esponendo ad una ad una le monete sotto il conio, e sta al di fuori un uomo robusto, che va scagliando quella bilancia in giro; sicché, spinta con forza, colpo per colpo, girando la vite, stringe vigorosamente fra due conii la moneta, e le dá cosí vivo e bello impronto, che, lasciando lustri i fondi all'intorno delle rilevanti figure, sembrano piú tosto ben lavorate medaglie che monete ordinarie di zecca. Il che nelle doppie di Francia, massimamente nuove, molto bene s'osserva.
      Battevansi del 1657 in Francia con questo stromento non solo le monete d'oro, ma quelle ancora d'argento, e fra le altre alcune picciole monete da cinque soldi l'una, di bontá poco inferiore alla pezza da otto di Spagna, ma di peso a dodici per una pezza da otto. Fu pensiero d'un mercante di Marsiglia di tentare a mandare in Turchia di questa sorte di monete, e n'inviò come per un saggio due o trecento scudi a un suo fattore a Smirne; il quale seppe sí ben valersi della curiositá de' turchi, che d'un subito di cosí bella moneta s'innamorarono, che le fece loro passare per reali da otto alla pezza, benché in fatti al peso ne andavano dodici. Ed era ben ridicola cosa vedere come, per esser cosí tonde e ben fatte a paragone de' piccioli reali di Spagna, mal tagliati e peggio improntati, i turchi piú volentieri ricevevano quelli che questi, dicendo che quelli di Francia erano intieri e non erano stati tosati come quelli di Spagna. Gran carestie di bilance!


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Economisti del cinque e seicento
di Gasparo Scaruffi - Antonio Serra - Germinio Montanari - Augusto Graziani
Editore Laterza Bari
1913 pagine 458

   





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