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      Ma di piú, avendo per costume le donne di Levante, particolarmente nell'Asia, di adornarsi il capo attaccando alle loro cuffie zecchini nuovi pendenti intorno al viso, cominciarono le meno ricche ad adornarsi con queste d'argento; e si diffuse sí fattamente la moda, che ormai pareva che in tutto il Levante fosse ogn'altra moneta, fuori che questa, affatto discreditata e poco meno che bandita: onde narra il Taverniere predetto che, ripassando di Persia in Turchia, fu, non so in qual luogo, cosí da certe femmine pregato per questi temini, che non poté aver da mangiare per altra sorte di monete.
      Guadagnavano adunque i mercanti francesi 50 per 100 su queste monete; e perciò ne mandavano giá incredibili somme, tirando di lá non piú sete o altre mercanzie, ma pezze da otto, che di nuovo, convertite in temini, colá rimandavano. Ma, non potendo star occulto cosí gran traffico, furono ben presto imitati dagl'inglesi, ollandesi ed italiani. Fu dei primi in Italia un principe di Toscana, al quale ne diede il ricordo un mercante ebreo, al nome del quale ne passarono molte cassette a Livorno, una delle quali finalmente, trattenuta colá per non so qual ragione di contrabbando, diede fors'ella il primo motivo a quel granduca di fabbricarne anch'esso. Ed io mi trovai ben piú volte a consulte col zecchiero d'allora per trovar modo di far quel torchio a bilancia che usavano in Francia, di cui non avevano che debole notizia e solo quasi in embrione allora in Firenze; e non era facile averne disegni né modelli, perché anco in Francia era tenuto segreto.


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Economisti del cinque e seicento
di Gasparo Scaruffi - Antonio Serra - Germinio Montanari - Augusto Graziani
Editore Laterza Bari
1913 pagine 458

   





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