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      Ma, se questo suo commercio fosse con alcun principe che avesse mutato la lega de' suoi scudi o d'altre monete d'oro o d'argento, e volesse spenderle alla valuta dell'altre, può esser che fossero tali le congiunture de' tempi, che non sapessero in Puglia a chi altri vendere i suoi ogli ed accettassero quelle monete con discapito. Che se da' suoi sovrani non sará poscia provveduto acciò non si spendano se non al giusto valore, faranno alzar di prezzo le migliori, ed i sudditi, che non conosceranno che l'accettar cosí quelle monete sia lo stesso che vender l'oglio a tanto minor prezzo, s'ingegneranno di spenderle secondo il valor abusivo a che le hanno prese, con pubblico pregiudizio. Lo stesso può succedere alla Romagna ed altre province, che, prive di traffico mercantile, non traggono altro danaro che dalla vendita de' grani ed altri frutti de' terreni.
      Ma sopra tutto s'alzano le monete ogni volta che per qualche accidente si muta in universale la proporzione fra l'oro e l'argento. Perché, se, per esempio, corre in quest'anno la proporzione loro come uno a 14 e tre quarti, e cápiti d'improvviso molta quantitá d'argento e non venga se non poco oro in Italia, o viceversa s'apra la congiuntura di mandar l'oro in Levante con qualche maggior profitto del solito, subito cominciano le doppie ed altre monete d'oro a far aggio grande ed esser barattate da' mercanti per piú argento del solito; onde crescono di valuta in proporzione di quelle d'argento, di modo che si daranno 15 once e forse piú d'argento per una d'oro.


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Economisti del cinque e seicento
di Gasparo Scaruffi - Antonio Serra - Germinio Montanari - Augusto Graziani
Editore Laterza Bari
1913 pagine 458

   





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