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      Penetrò ben tosto la perspicace intelligenza di questo cavaliere nel midollo di questo affare; e, scoperta la piaga, ne fece apparire, con sua scrittura dottissima insieme e fortissima, i piú cupi recessi, manifestando come il danno, che il partitante ingrandiva, dal ritirare le monete basse e le doppie calanti, non era di gran lunga quello ch'ei figurava, ma bensí grandissimo quello del popolo nella battuta di tre milioni di scudi in quella moneta scarsa 4 per 100 nella bontá e nel peso: che, sebbene poteva anco intendersi, se meglio non si spiegava, di 8 per 100, cioè quattro nel peso e quattro nella bontá; nondimeno, posto fossero 4 per 100 in tutto su la somma di tre milioni, erano 120.000 scudi. E in veritá non è dubbio alcuno che con questi tre milioni si empiva in tal modo lo Stato, che non vi restava luogo in commercio per li filippi e le doppie: anzi li filippi stessi, che egli offeriva di battere, sarebbono stati facilmente ritirati da lui medesimo e ribattuti in moneta a 4 per 100 meno; e, non essendo ricevute fuori di Stato quelle monete se non al loro giusto valore, sarebbe andato fuori di Stato ben presto il restante de' filippi e delle doppie. Dal che nasceva per necessitá che nello Stato sarebbono cresciute di prezzo in ragione delli stessi 4 per 100 (il che se fosse stato permesso, mai piú se ne vedeva una); e di piú nasceva poi che l'entrate regie e quelle de' privati scemavano per sempre 4 per 100, e lo stesso facevano i capitali de' crediti antecedenti a questa moneta: perché chi aveva un credito di 1000 lire, ricevendole in questa moneta, ne veniva pagato con 960 di vera valuta, ancorché denominate per 1000, mercecché non riponeva in cassa tanto argento, che effettivamente valesse 1000 lire, ma 4 per 100 meno.


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Economisti del cinque e seicento
di Gasparo Scaruffi - Antonio Serra - Germinio Montanari - Augusto Graziani
Editore Laterza Bari
1913 pagine 458

   





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