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      Ma, per le gravi spese di detta guerra, furono dipoi alla terza parte di una libbra ridotti; e cosí, tutt'ad un colpo, sbalzata la moneta a valere sei volte di piú che avanti. Né corsero 60 anni che, siccome altrove si disse, nella dittatura di Quinto Fabio Massimo furono ridotti ad un'oncia sola; e quindi, per la legge Papiria, nuovamente a mezz'oncia ristretti, e successivamente si videro anco ad un quarto d'oncia ridotti, secondo le diligenti esperienze che di varie antiche monete le piú ben conservate ha fatte Wilebrordo Snellio, riferite nel suo piú volte citato trattatello De re nummaria. Il che non altro vuol dire che, essendo cresciute di valore quelle monete, tanto valeva da ultimo l'asse di mezz'oncia quanto valsero dapprima gli assi d'una libbra; o, per dir meglio, un asse antico d'una libbra valeva ormai 24 assi de' nuovi. Donde nacque il parlar a moneta grave o ordinaria, esprimendosi "gravis aeris" quando dell'antica valuta s'intendeva; come in Venezia oggidí si parla a "valuta buona" o a "valuta corrente", valendo la buona un sesto piú della corrente.
      Quindi i denari romani, che furono d'argento e valevano dieci assi, e le loro quote, quinari da 5 e sesterzi da due assi e mezzo, durarono a questo valore dall'anno 484 di Roma, che furono introdotti, sino al 545, che da Fabio Massimo pure furono i denari 16 assi valutati ed il quinario 8 e il sesterzo 4 assi. E perché successivamente le monete d'oro, dette "soldi" o "solidi", furono valutate a principio 25 denari d'argento, corrotti dipoi nel corso de' secoli seguenti e peggiorati di bontá i denari, s'alzarono a maggiori numeri; e finalmente le cose si sono a tal segno condotte, che, restando il nome immaginario di "soldi", "lire" e "denari", le monete effettive sono alzate, e le immaginarie per conseguenza si sono cosí abbassate e rese vili, che non vagliono in oggi la millesima parte di prima: mentre il denaro in molti paesi non è che la dodicesima parte di un soldo, ed il soldo oggidí in piú paesi non è piú d'oro né d'argento, ma di pochissimo rame; onde in Mantova e Parma tant'oro quant'era un solido degli antichi, che pesava un quarto d'oncia, vale sopra 1000 soldi, che sono circa 13.000 denari.


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Economisti del cinque e seicento
di Gasparo Scaruffi - Antonio Serra - Germinio Montanari - Augusto Graziani
Editore Laterza Bari
1913 pagine 458

   





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