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      Fanno appresso grandissimo fondamento sopra lo essere le cose tanto piú nobili e piú perfette, quanto elle si accostano piú al vero e dicono che la scultura imita la forma vera e mostra le sue cose girandole intorno a tutte le vedute, dove la pittura, per essere spianata con semplicissimi lineamenti di pennello e non avere che un lume solo, non mostra che una apparenza sola. Né hanno rispetto a dire molti di loro che la scultura è tanto superiore alla pittura quanto il vero alla bugia. Ma per la ultima e piú forte ragione adducono che allo scultore è necessario non solamente la perfezzione del giudizio ordinaria, come al pittore, ma assoluta e subita, di maniera che ella conosca sin dentro a' marmi l'intero appunto di quella figura che essi intendono di cavarne, e possa senza altro modello prima fare molte parti perfette, che e' le accompagni et unisca insieme, come ha fatto divinamente già Michelagnolo. Avvenga che mancando di questa felicità di giudizio, fanno agevolmente e spesso di quelli inconvenienti che non hanno rimedio, e che fatti, son sempre testimonii degli errori dello scarpello o del poco giudizio dello scultore. La qual cosa non avviene a' pittori: percioché ad ogni erro,re di pennello o mancamento di giudizio che venisse lor fatto, hanno tempo, conoscendoli da per loro o avertiti da altri possono ricoprirli e medicarli con il medesimo pennello che lo aveva fatto, il quale, nelle man loro, ha questo vantaggio da gli scarpelli dello scultore: che egli non solo sana, come faceva il ferro della lancia di Achille, ma lascia senza margine le sue ferite.


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Le vite de' più eccellenti architetti pittori et scultori italiani da Cimabue insino a' tempi nostri.
di Giorgio Vasari
1550 pagine 1014

   





Michelagnolo Achille