Questi marmi si abbozzano con una sorte di ferri chiamati subbie, che hanno la punta a guisa di pali a facce e piú grossi e sottili; e di poi seguitano con scarpelli detti calcagnuoli, i quali nel mezzo del taglio hanno una tacca, e cosí con piú sottili di mano in mano, che abbiano piú tacche, e gli intaccano quando sono arruotati con uno altro scarpello. E questa sorte di ferri chiamano gradine, perché con esse vanno gradinando e riducendo a fine le lor figure; dove poi con lime di ferro diritte e torte vanno levando le gra,dine che son restate nel marmo: e cosí poi con la pomice arruotando a poco a poco gli fanno la pelle che vogliano; e tutti gli strafori che fanno, per non intronare il marmo gli fanno con trapani di minore e maggior grandezza e di peso di dodici libre l'uno e qualche volta venti, che di questi ne hanno di piú sorte, per far maggiori e minori buche, e gli servon questi per finire ogni sorte di lavoro e condurlo a perfezzione. De' marmi bianchi venati di bigio gli scultori e gli architetti ne fanno ornamenti per porte e colonne per diverse case; servonsene per pavimenti e per incrostature nelle lor fabriche, e gli adoperano a diverse specie di cose; similmente fanno di tutti i marmi mischiati.
I marmi cipollini sono un'altra specie, di grana e colore differente, e di questa sorte n'è ancora altrove che a Carrara; e questi il piú pendono in verdiccio e son pieni di vene, che servono per diverse cose e non per figure. Quegli che gli scultori chiamano saligni, che tengono di congelazione di pietra per esservi que' lustri ch'appariscono nel sale e traspaiono alquanto, è fatica assai a farne le figure; perché hanno la grana della pietra ruvida e grossa e perché ne' tempi umidi gocciano acqua di continuo o vero sudano.
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Carrara
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