Et a poco a poco col giudizio e le mani lavorando, crescendo la materia, con i stecchi d'osso, di ferro o di legno si spinge in dentro la cera, e con metterne dell'altra sopra si aggiugne e raffina, finché con le dita si dà a questo modello l'ultimo pulimento. E finito ciò, volendo fare di quegli che siano di terra, si lavora a similitudine della cera, ma senza armadura di sotto, o di legno o di ferro, perché li farebbe fendere e crepare. E mentre che quella si lavora, perché non fenda, con un panno bagnato si tien coperta, fino che resta fatta. Finiti questi piccioli modelli o figure di cera o di terra, si or,dina di fare un altro modello, che abbia ad essere grande quanto quella stessa figura che si cerca di fare di marmo. E si fa alquanto maggiore, perché la terra, nel seccarsi la umidità che vi è dentro, ritira e rientra; acciò, misurandolo poi, venga la figura dal modello nella figura del marmo piú giusta. E perché il modello di terra grande si abbia a reggere in sé e la terra non abbia a fendersi, bisogna pigliare della cimatura, o borra che si chiami, o pelo; e nella terra mescolare quella, la quale la rende in sé tegnente, e non la lascia fendere. Armasi di legni sotto e di stoppa stretta con lo spago, si fa l'ossa della figura, e se le fa fare quella attitudine che bisogna; secondo il modello picciolo dritto o a sedere, e cominciando a coprirla di terra, si conduce ignuda, lavorandola insino al fine. La qual condotta, se se le vuol poi fare panni addosso che siano sottili, si piglia pannolino che sia sottile, e se grosso, grosso, e si bagna, e bagnato, con la terra s'interra non liquidamente, ma di un loto che sia alquanto sodetto, et attorno alla figura si va acconciandolo, che faccia quelle pieghe et amaccature che l'animo gli porge; di che secco verrà a indurarsi e manterrà di continuo le pieghe.
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