Le campane per ogni cento di rame XX di stagno, et a l'artiglierie per ogni cento di rame, dieci di stagno, acciò che il suono di quelle sia piú squillante et unito. Restaci ora ad insegnare, che venendo la figura con mancamento perché fosse il bronzo cotto o sottile o mancassi in qualche parte, il modo dell'innestarvi un pezzo. Et in questo caso , lievi lo artefice tutto quanto il tristo che è in quel getto, e facciavi una buca quadra cavandola sotto squadra; di poi le aggiusta un pezzo di metallo attuato a quel pezzo, che venga in fuora quel che li piace. E commesso appunto in quella buca quadra col martello tanto lo percuota che lo saldi, e con lime e ferri faccia sí che lo pareggi e finisca in tutto.
Ora volendo l'artefice gettare di metallo le figure picciole, quelle si fanno di cera, o avendone di terra o di altra materia, vi fa sopra il cavo di gesso come alle grandi, e tutto il cavo si empie di cera. Ma bisogna che il cavo sia bagnato, perché buttandovi detta cera, ella si rappiglia per la freddezza della acqua e del cavo. Di poi, sventolando e diguazzando il cavo, si vota la cera ch'è in mezzo dil cavo, di maniera che il getto resta voto nel mezzo; il qual voto o vano riempie lo artefice poi di terra e vi mette perni di ferro. Questa terra serve poi per anima, ma bisogna lasciarla seccare bene. Da poi fa la cappa, come a l'altre figure grandi, armandola e mettendovi le cannelle per i venti, la cuoce di poi e ne cava la cera; e cosí il cavo si resta netto, sí che agevolmente si possono gittare.
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