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      Questo pezzo del cartone si mette in quel luogo dove s'ha a fare la figura e si contrassegna, perché l'altro dí, che si voglia rimettere un altro pezzo, si riconosca il suo luogo appunto e non possa nascere errore. Appresso, per i dintorni del pezzo detto, con un ferro si va calcando in su lo intonico della calcina, la quale per esser fresca acconsente alla carta e cosí ne rimane segnata. Per il che si lieva via il cartone, e per que' segni che nel muro sono calcati si va con i colori lavorando, e cosí si conduce il lavoro in fresco o in muro. Alle tavole et alle tele si fa il medesimo calcato; ma il cartone tutto d'un pezzo, salvo che bisogna tingere di dietro il cartone con carboni o polvere nera, acciò che segnando poi col ferro, quello venga profilato e disegnato nella tela o tavola. E per questa cagione i cartoni si fanno per compartire, che l'opra venga giusta e misurata. Assai pittori sono che, per l'opre a olio, sfuggono ciò, ma per il lavoro in fresco non si può sfuggire che non si faccino. Ma certo chi trovò tal invenzione ebbe buona fantasia, atteso che ne' cartoni si vede il giudizio di tutta l'opra insieme, e si acconcia e guasta finché stiano bene. Il che ne l'opra poi non può farsi.
     
      CAP. XVII
     
      De li scorti delle figure al di sotto in su, e di quelli in piano.
     
      Hanno avuto gli artefici nostri una grandissima avvertenza nel fare scortare le figure, ciò è nel farle apparire di piú quantità che elle non sono veramente, essendo lo scorto a noi una cosa disegnata in faccia corta, che a l'occhio venendo innanzi non ha la lunghezza o la altezza che ella dimostra.


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Le vite de' più eccellenti architetti pittori et scultori italiani da Cimabue insino a' tempi nostri.
di Giorgio Vasari
1550 pagine 1014