Cosí nella pittura si debbono adoperare i colori con tanta unione, che e' non si lasci uno scuro et un chiaro sí spiacevolmente ombrato e lumeggiato, che e' si faccia una discordanza et una disunione spiacevole, salvo che negli sbattimenti che sono quelle ombre che fanno le figure addosso l'una all'altra, quando un lume solo percuote addosso ad una prima figura, che viene ad adombrare del suo sbattimento la seconda. E questi ancora quando accaggiono, voglion essere dipinti con dolcezza et unitamente, perché chi gli disordina, viene a fare che quella pittura par piú presto un tappeto colorito o un paro di carte da giucare che carne unita o panni morbidi o altre cose piumose, delicate e dolci. Che sí come gli orecchi re,stano offesi da una musica che fa strepito o dissonanza o durezze, salvo però in certi luoghi et a' tempi, sí come io dissi degli sbattimenti, cosí restano offesi gli occhi da' colori troppo carichi o troppo crudi. Con ciò sia che il troppo acceso offende il disegno, e lo abbacinato, smorto, abbagliato e troppo dolce, pare una cosa spenta, vecchia et affumicata; ma lo unito, che tenga infra lo acceso e lo abbagliato, è perfettissimo e diletta l'occhio parimente che una musica unita et arguta diletta lo orecchio. Debbonsi perdere negli scuri certe parti delle figure e nella lontananza della istoria; perché, oltra che se elle fussino nello apparire troppo vive et accese confonderebbono le figure, elle danno ancora, restando scure et abbagliate, quasi come campo, maggior forza alle altre che vi sono inanzi.
| |
|