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      Queste pitture si lavorano in due modi: prima in fresco, che è la vera, o in tele per archi o per feste, le quali fanno bellissimo vedere. Trattaremo prima de la specie e sorte del fare in fresco, poi diremo de l'altra. Di questa sorte, di terretta si fanno i campi con la terra da fare i vasi, mescolando quella con carbone macinato o altro nero per far l'ombre piú scure, e bianco di trevertino con piú scuri e piú chiari, e si lumeggiano col bianco schietto e con ultimo nero a ultimi scuri finite; vogliono avere tali specie fierezza, disegno, forza, vivacità e bella maniera et essere espresse con una gagliardezza che mostri arte e non stento, perché si hanno a vedere et a conoscere di lontano. E con queste ancora s'imitano le

di bronzo, le quali col campo di terra gialla e rosso s'abozzano e con piú scuri di quello nero e rosso e giallo si sfondano, e con giallo schietto si fanno i mezzi e con giallo e bianco si lumeggiano. E di queste hanno i pittori le facciate e le storie di quelle con alcune statue tramezzate, che in questo genere hanno grandissima grazia. Quelle poi che si fanno per archi, comedie o feste, si lavorano che la tela sia data di terretta, cioè di quella prima terra schietta da far vasi, temperata con colla, e bisogna che essa tela sia bagnata di dietro, mentre lo artefice la dipigne, a ciò che con quel campo di terretta unisca meglio li scuri et i chiari della opera sua. E si costuma , temperare i neri di quelle con un poco di tempera. E si adoperano biacche per bianco e minio per dar rilievo alle cose, che paiono di bronzo, e giallolino per lumeggiare sopra detto minio.


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Le vite de' più eccellenti architetti pittori et scultori italiani da Cimabue insino a' tempi nostri.
di Giorgio Vasari
1550 pagine 1014