E chi intende nel disegno la forza degli sbattimenti e del dare pochi lumi et assai scuri con fare in quegli certe piazze o campi, costui sopra di ogni altro lo farà bello e bene ordinato. Vuole avere il musaico lodato chiarezza in sé, con certa unita scurità verso l'ombre, e vuole essere fatto con grandissima discrezione, l'occhio lontano, a ciò che lo stimi pittura e non tarsia commessa. Laonde i musaici, che aranno queste parti, saranno buoni e lodati da ciascheduno; e certo è che 'l musaico è la piú durabile pittura che sia. Imperò che l'altra col tempo si spegne, e questa nello stare fatto di continuo s'accende, et inoltre la pittura manca e si consuma per se medesima, ove il musaico, per la sua lunghissima vi,ta, si può quasi chiamare eterno. Per il che scorgiamo noi in esso non solo la perfezzione de' maestri vecchi, ma quella ancora degli antichi, mediante quelle opere che oggi si riconoscono della età loro.
Preparansi adunque i pezzi da farlo in questa maniera: quando le fornaci de' vetri sono disposte e le padelle piene di vetro, se li vanno dando i colori a ciascuna padella il suo; advertendo sempre che da un chiaro bianco, che ha corpo e non è trasparente, si conduchino i piú scuri di mano in mano, in quella stessa guisa che si fanno le mestiche de' colori per dipignere ordinariamente. Appresso, quando il vetro è cotto e bene stagionato, e le mestiche sono condotte e chiare e scure e d'ogni ragione, con certe cucchiaie lunghe di ferro si cava il vetro caldo e si mette in su uno marmo piano e sopra con uno altro pezzo di marmo si schiaccia pari, e se ne fanno rotelle, che venghino ugualmente piane e restino di grossezza la terza parte dell'altezza di un dito.
| |
|