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      Cosí dunque il primo modello, onde uscí la prima imagine dell'uomo, fu una massa di terra, e non senza cagione; percioché il divino architetto del tempo e della natura, come perfettissimo, volse mostrare nella imperfezzione della materia la via del levare e dell'aggiugnere nel medesimo modo che sogliono fare i buoni scul,tori e pittori, i quali ne' lor modelli aggiungendo e levando, riducono le imperfette bozze a quel fine e perfezzione ch'e' vogliono. Diedegli colore vivacissimo di carne, dove s'è tratto nelle pitture poi da le miniere della terra gli istessi colori, per contraffare tutte le cose che accaggiono nelle pitture. Bene è vero che e' non si può affermare per certo quello che ad imitazione di cosí bella opera si facessino gli uomini avanti al diluvio in queste arti, avvegna che verisimilmente paia da credere che essi ancora e scolpissero e dipignessero d'ogni maniera; poi che Belo, figliuolo del superbo Nebrot, circa CC anni dopo la inondazione generale fece fare la statua donde nacque poi la idolatria; e la famosissima nuora sua Semiramis, Regina di Babillonia, nella edificazione di quella città pose tra gli ornamenti di quella, non solamente variate e diverse spezie di animali ritratti e coloriti di naturale, ma e la imagine di se stessa e di Nino suo marito, e le statue ancora di bronzo del suocero e della suocera e della antisuocera sua, come racconta Diodoro, chiamandole co' nomi de' Greci, che ancora non erano, Giove, Giunone et Ope. Da le quali statue appresero per avventura i Caldei a fare le imagini de' loro dii; poi che 150 anni dopo, Rachel nel fuggire di Mesopotamia insieme con Jacob suo marito, furò gli idoli di Laban suo padre, come apertamente racconta il Genesi.


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Le vite de' più eccellenti architetti pittori et scultori italiani da Cimabue insino a' tempi nostri.
di Giorgio Vasari
1550 pagine 1014

   





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