Né furono però soli i Caldei a fare sculture e pitture, ma le fecero ancora gli Egizzii, esercitandosi in queste arti con tanto studio, quanto mostra il sepolcro maraviglioso dello antichissimo Re Simandio, largamente descritto da Diodoro, e quanto arguisce il severo comandamento fatto da Mosè nello uscire de lo Egitto, cioè che sotto pena della morte non si facessero a Dio imagini alcune. Costui nello scendere di su 'l monte, avendo trovato fabricato il vitello dello oro et adorato solennemente dalle sue genti, turbatosi gravemente di vedere concessi i divini onori alla ima,gine d'una bestia, non solamente lo ruppe e redusse in polvere, ma per punizione di cotanto errore, fece uccidere da' Leviti molte migliaia degli scelerati figliuoli di Israel, che avevano commessa quella idolatria. Ma perché non il lavorare le statue, ma lo adorarle era peccato sceleratissimo, e si legge nello Esodo che l'arte del disegno e delle statue, non solamente di marmo, ma di tutte le sorte di metallo, fu donata per bocca di Dio a Beseleel della tribú di Iuda e ad Oliab della tribú di Dan, che furono que' che fecero i due cherubini d'oro et il candelliere e 'l velo e le fimbrie delle veste sacerdotali e tante altre bellissime cose di getto nel tabernacolo, non per altro che per indurvi le genti a contemplarle et adorarle.
Da le cose dunque vedute inanzi al diluvio, la superbia degli uomini trovò il modo di fare le statue di coloro che al mondo volsero che restassero per fama immortali. Et i Greci, che diversamente ragionano di questa origine, dicono che gli Etiopi trovarono le prime statue, secondo Diodoro, e gli Egizzii le presono da loro, e da questi i Greci, poiché insino a' tempi di Omero si vede essere stato perfetta la scultura e la pittura, come fa fede lo scudo d'Acchille da quel divino poeta con tutta l'arte piú tosto sculpito e dipinto che scritto.
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