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      Vedesi ancora per le statue trovate a Viterbo nel principio del pontificato d'Alessandro VI, la scultura essere stata in pregio e non picciola perfezzione in Toscana; e come che e' non si sappia appunto il tempo che elle furon fatte, pure, e dalla maniera delle figure e dal modo delle sepulture e delle fabriche, non meno che dalle inscrizzioni di quelle lettere toscane, si può verisimilmente conietturare che le sono antichissime e fatte ne' tempi che le cose di qua erano in buono e grande stato. Ma perché le antichità delle cose nostre come de' Greci e delli Etiopi e de' Caldei sono parimente dubbie, e per il piú bisogna fondare il giudizio di tali cose in su le conietture, che ancor non sieno talmente deboli che in tutto si scostino dal segno, non però sono certe certe, io credo non mi esser punto partito da 'l vero, e penso che ognuno che questa parte vorrà discretamente considerare, giudicherà come io, quando di sopra io dissi, il principio di queste arti essere stata la istessa natura e l'innanzi, o modello, la bellissima fabrica del mondo et il maestro quel divino lume, infuso per grazia singulare in noi, il quale non solo ci ha fatti superiori alli altri animali, ma simili (se è lecito dire) a Dio. E se ne' tempi nostri e' si è veduto (come io credo per molti esempli poco inanzi poter mostrare) che i semplici fanciulli e rozzamente allevati ne' boschi, in sullo esempio solo di queste belle pitture e sculture della natura, con la vivacità del loro ingegno da per se stessi hanno cominciato a disegnare, quanto piú si può e debbe verisimilmente pensare, que' primi uomini, e' quali quanto manco erano lontani dal suo principio e divina , generazione, tanto erono piú perfetti e di migliore ingegno, essi da per loro, avendo per guida la natura, per maestro l'intelletto purgatissimo, per esempio sí vago modello del mondo, aver dato origine a queste nobilissime arti, e da picciol principio a poco a poco migliorandole, condottole finalmente a perfezzione?


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Le vite de' più eccellenti architetti pittori et scultori italiani da Cimabue insino a' tempi nostri.
di Giorgio Vasari
1550 pagine 1014

   





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