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Or, s'alla gloria di Cimabue non avesse contrastato la grandezza di Giotto suo discepolo, sarebbe la fama sua stata maggiore, come ne fa fede Dante Aligheri nella Comedia sua alludendo nello XI canto del Purgatorio a la stessa inscrizzione della sepultura, e dicendo:
Credette Cimabue nella pitturaTener lo campo, et ora ha Giotto il grido,
Sí che la fama di colui oscura.
Cimabue dunche fra tante tenebre fu prima luce della pittura, e non solo nel lineamento delle figure, ma nel colorito di quelle ancora, mostrando per la novità di tale esercizio sé chiaro e celebratissimo. Costui destò l'animo a i compatrioti suoi di seguirlo in sí difficile e bella scienza, di che lode infinita merita egli per la impossibilità e per la grossezza del secolo in che nacque, e molto piú che s'egli ritrovata l'avesse. E ciò fu cagione che Giotto, suo creato, mosso dalla ambizione della fama et aiutato dal cielo e dalla natura, andò tanto alto col pensiero, ch'aperse la porta della verità a coloro che hanno ridotto tal mestiero a lo stupore et a la maraviglia che veggiamo nel secol nostro. , Il qual, avezzo ogni dí a vedere le maraviglie et i miracoli e le impossibilità degli artefici in questa arte, è condotto oggimai a tale che, di cosa fatta da gli uomini, benché piú divina che umana sia, punto non istupisce, e buon per coloro che lodevolmente s'affaticano se, in cambio d'esser lodati et ammirati, non ne riportassero biasimo, et il piú delle volte vergogna.
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