Fece per tutta la città pitture infinite, e fuori della città similmente, a Sargiano, convento de' frati del Zoccolo; et in una tavola un San Francesco ritratto di naturale, et in questa opera scrisse il suo nome, parendogli piú del solito aver bene operato. Fece in legno un Crocifisso grande lavorato a la greca, il quale fu portato a Firenze e posto in Santa Croce tra la cappella de' Peruzzi e quella de' Giugni, sopra il pilastro che regge gli archi di quelle. Et a Ganghereto, luogo sopra Terra Nuova in Valdarno, un'altra tavola di San Francesco. Ma abbandonò finalmente la pittura in vecchiezza, e diedesi a lavorare Crocifissi grandi di legno tondi, e molti ne fece finché giunse all'età d'anni LXXVII, infastidito (per quel che si disse) d'esser tanto vissuto, vedendo variato l'età e gli onori ne gli artefici nuovi. Fu sepolto Margaritone nel duomo vecchio fuori d'Arezzo, in una cassa di trevertino, l'anno MCCCXVI, con questo epitaffio:
HIC IACET ILLE BONVS PICTVRA MARGARITONVSCVI REQVIEM DOMINVS TRADAT VBIQVE PIVS. ,
GIOTTO
Pittor Fiorentino
Quello obligo istesso che hanno gli artefici pittori alla natura, la quale continuamente per essempio serve a quegli che, cavando il buono da le parti di lei piú mirabili e belle, di contrafarla sempre s'ingegnano, il medesimo si deve avere a Giotto. Perché, essendo stati sotterrati tanti anni dalle ruine delle guerre i modi delle buone pitture et i dintorni di quelle, egli solo, ancora che nato fra artefici inetti, con celeste dono, quella ch'era per mala via, resuscitò, e redusse ad una forma da chiamar buona.
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