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      E fu sí da quel re amato, che oltra la pittura pigliò grandissimo piacere del suo ragionamento, avendo egli alcuni motti et alcune risposte molto argute, come fu quando dicendogli un giorno il re che lo voleva fare il prim'uomo di Napoli, "E per ciò", gli rispose Giotto, "son io alloggiato vicino a Porta Reale per esser il primo di Napoli". Et un'altra volta, dicendogli il re: "Giotto, s'io fusse in te, ora che fa caldo, tralasserei un poco il dipignere", rispose: "Et , io, se fussi in voi, farei il medesimo". Fecegli dunque fare molte cose in una sala che il Re Alfonso Primo ruinò per fare il castello, e cosí nella Incoronata. Dicesi che gli fu fatto dal re dipignere per capriccio il suo reame, per che Giotto gli dipinse uno asino imbastato, che teneva a' piedi un altro basto nuovo e, fiutandolo, faceva segno di desiderarlo; e su l'uno e l'altro basto era la corona reale e lo scettro della podestà. Domandato dunque Giotto da 'l re, nel presentargli questa pittura, de 'l significato di quella, rispose tali i sudditi suoi essere e tale il suo regno, nel quale ogni giorno nuovo signore desideravano. Ora, partitosi da Napoli, fu intertenuto in Roma dal Signor Malatesta da Rimini, che condottolo nella sua città moltissime cose nella chiesa di San Francesco gli fece dipignere; le quali da Sigismondo, figliuolo di Pandolfo, che rifece la chiesa tutta di nuovo, furono guaste e rovinate. Fece ancora nel chiostro di detto luogo, a l'incontro della facciata della chiesa, la istoria della Beata Michilina a fresco, che fu una delle piú belle et eccellenti cose che Giotto facesse, per le leggiadrissime considerazioni


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Le vite de' più eccellenti architetti pittori et scultori italiani da Cimabue insino a' tempi nostri.
di Giorgio Vasari
1550 pagine 1014

   





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