Dipinse nel primo chiostro di Santa Maria Novella un San Tomaso d'Aquino allato a una porta, dove fece ancora un Crocifisso, il quale è stato da altri pittori per rinovarlo in mala maniera condotto. Lasciò similmente una cappella in chie,sa, cominciata e non finita, e molto consumata dal tempo; nella quale si vede quando gli angeli, per la superbia di Lucifero, piovvero giú in forme diverse, nelle quali, con quella fatica che egli poté, fece gli scorti nelle figure. Et egli fu il primo che in tale difficultà mostrasse in parte quel che oggi veggiamo fare da gli spiriti egregii di tal mestiero; onde coloro lo chiamarono per sopranome scimia della natura, contrafacendo quella tanto propria e vivacemente, che ancora oggi da que' che lo veggono è tenuto il medesimo.
Fu costui condotto a Milano, dove lavorando a molte cose diede principio, ma finir non le potette, essendosi per la mutazione dell'aria ammalato di sorte, che gli convenne tornare a Fiorenza. Dove, essendo ritornato nella sua prima sanità, non passò molto tempo che fu condotto ad Ascesi; e quivi cominciò una storia, e mezza la finí, la quale lavorò con somma diligenzia e con sommo amore. Indi, ritornato a Fiorenza per alcune faccende, dipinse a' Gianfigliazzi lungo Arno, fra la casa loro e 'l ponte alla Carraia, un tabernacolino picciolo in un canto che v'è, dove figurò con tal diligenzia una Nostra Donna, alla quale, mentre ella cuce, un fanciullo vestito che siede porge uno uccello; che per picciolo che sia il lavoro, non manco merita lode che si faccino l'opere maggiori e da lui piú maestrevolmente lavorate.
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