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      Stimasi che Maso detto Giottino fosse suo figliuolo, benché molti, per l'allusione del nome e del vocabolo, lo tenghino figliuol di Giotto. Ma io, per alcuni stratti ch'ho visto, e per certi ricordi di buona fede scritti da Lorenzo Ghiberti e da Domenico del Grillandaio, piú tosto credo ch'e' fosse figliuolo di Stefano che di Giotto. Egli fu certamente molto parco e costumato nel vivere e nella virilità sua rese l'anima al cielo, avendosi acquistato con l'opere grandis,sima fama. Puossi attribuire a costui che dopo Giotto ponesse la pittura in grandissimo miglioramento, perché nella invenzione fu molto vario da lo stile e da la maniera di Giotto. E fu piú unito ne' colori e piú sfumato che tutti gli altri, e non ebbe paragone di diligenza ne' tempi suoi. E quegli scorti ch'e' fece, ancora che cattiva maniera in essi per la difficultà del farli mostrasse, nondimeno chi è investigatore delle prime difficultà ne gli esercizii, merita molto piú nome che color che seguono con qualche piú ordinato componimento. Certamente grande obligo si dee avere a Stefano, perché chi camina al buio e mostra la via e gli altri rincuora, è cagione che, scoprendo i passi difficili di quella, da 'l cattivo camino, con spazio di tempo, si pervenga a 'l desiderato fine. Laonde coloro che con giudicio considereranno l'opere ch'e' fece nel tempo dell'oscurità dell'arte, averanno non manco grado alle sue fatiche che oggi s'abbia a chi apertamente dimostra i lumi della facilità nelle pitture eccellenti. Furono l'opere di Stefano lavorate nel MCCCXXXVII, e visse XXXIX anni, et in Santo Spirito di Fiorenza fu nella sua sepoltura riposto con questo epitaffio:


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Le vite de' più eccellenti architetti pittori et scultori italiani da Cimabue insino a' tempi nostri.
di Giorgio Vasari
1550 pagine 1014

   





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