Fece ancora, nel palazzo della Signoria di Siena, in una sala grande la Guerra, la Pace e gli accidenti di quelle, dove figurò una cosmografia perfetta, secondo que' tempi. E piú si veggono nel medesimo palazzo otto storie di verdeterra, lavorate eccellentemente da lui. Dicesi che mandò ancora a Volterra una tavola a tempera, che fu lodatissima cosa in quella città. Et a Massa, lavorando in compagnia d'altri una capella in fresco et una tavola a tempera, fece conoscere a coloro quanto egli di giudicio e d'ingegno nell'arte della pittura valesse. Finita tale opera si partí, et a Fiorenza capitando per tornarsene a Siena, desideroso vedere le lodate opere de gli artefici nuovi fiorentini, fece in San Procolo, nella detta città, una tavola et una cappella, dentrovi le storie di San Niccolò in figure piccole, a contemplazione de gli artefici pittori amici suoi curiosi di vedere il modo dell'operar suo; et in breve tempo, come destro e pratico di tale arte, ad ultimo fine condusse tutto il lavoro, che gli con,fermò il nome et accrebbe riputazione infinita. Fu grandemente stimato Ambruogio nella sua patria, non tanto per esser persona nella pittura valente, quanto per avere dato opera a gli studi delle lettere umane nella sua giovanezza. Le quali gli furono tanto ornamento nella vita, in compagnia della pittura che, praticando sempre con literati e studiosi, fu da quegli con titolo d'ingegnoso ricevuto e del continuo ben visto, e fu messo in opera dalla republica ne' governi publici molte volte, e con buon grado e con buona venerazione.
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