Le quali molto s'ingegnò correggere, e fuggí quegli errori che spesse volte all'occhio danno cagione di biasimo al giudicio di molti. Costui medesimamente lavorò in Santa Croce la cappella di San Salvestro, nella quale si veggono l'istorie di Gostantino, fatte con pulitezza e con grandissima diligenza. Fece ancora in San Pancrazio, all'entrar della porta alla capella della Madonna, un Cristo che porta la croce et alcuni altri santi dappresso, ch'hanno espressissimamente la maniera di Giotto e molto leggiadrissimamente sono aiutati dalla unione ch'e' diede sempre alle cose ch'e' fece. Era in San Gallo fuor della porta, in un chiostro de' frati, una Pietà dipinta a fresco, oggi rovinata e per terra; pur n'è rimasta una copia in San Pancrazio già detto, in un pilastro accanto alla capella maggiore.
Lavorò a fresco in Santa Maria Novella alla capella di San Lorenzo, entrando in chiesa per la porta a man destra, nella facciata dinanzi, un San Cosimo e San Damiano, et in Ogni Santi un San Cristofano et un San Giorgio, che dalla malignità del tempo furon guasti e rifatti da altri pittori, per ignoranza d'un proposto balordo e poco di tal mestiero intendente. Dipinse ancora, nella torre del Palagio del Podestà, il , Duca d'Atene et i suoi seguaci con l'arme loro sotto a i piedi e con le mitre in testa, fatti cosí dipignere a Tommaso dal pubblico, per segno della liberata patria e non per altro. Indi fece alle Campora, fuor della porta a San Pier Gattolini, San Cosimo e Damiano nella chiesa, oggi guasti per imbiancar la chiesa, et al ponte a' Romiti in Valdarno il tabernacolo che è in sul mezzo murato, con bella e fresca maniera, pur di sua mano.
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