Ma il corto vivere de gli uomini e la acerbità de' varii accidenti che d'o,gni banda stanno lor sopra o gli impedisce lo esercitarsi o ce li toglie troppo per tempo, come aperto poté conoscersi nel poveretto Berna Sanese. Il quale, ancora che e' morisse giovane, lasciò nondimeno tante opere, che egli appare di vita lunghissima. E lasciolle tali e sí fatte, che ben si può credere da questa mostra che e' sarebbe venuto eccellente e raro, se e' non fusse morto sí tosto. Veggonsi di suo in Siena due cappelle in Santo Agostino, storiate di figure in fresco. Era nella chiesa in una faccia, oggi per farvi cappelle guasta, una storia: dentrovi è un giovane menato a la giustizia, impalidito dal timore della morte, imitato sí bene e simigliante cosí al vero, che ben meritò somma lode; era accanto a costui un frate che lo confortava, molto bene atteggiato e condotto. E ben parve in questa opera che il Berna si imaginasse quel caso orribile, pieno di acerbo e crudo spavento, perché e' lo espresse sí vivamente col suo pennello, che la cosa stessa apparente in atto non moverebbe maggiore affetto. Nella città di Cortona dipinse ancora molte cose, ma sparse in diversi luoghi, et acquistovvi et utile e fama. Ritornò di quivi a la patria sua, et in legno vi fece alcune pitture, di figure e piccole e grandi; ma non vi fece lunga dimora, perché condotto in Fiorenza, ebbe a dipignere in Santo Spirito la cappella di Santo Niccolò, opera grandemente lodata allora, ma consumata e guasta di poi dal fuoco, con tutti gli altri ornamenti e pitture, nel miserabile incendio di quella chiesa.
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