Et infra molti che ebbero questo pensiero cercò porlo ad esecuzione Iacopo di Casentino, da molti scritto e creduto essere stato de la famiglia di m Cristofano Landino da Prato Vecchio. Costui, mentre che Taddeo Gaddi lavorava al Sasso della Vernia la capella delle Stimite, da un frate di Casentino, allora guardiano in detto luogo, fu acconcio con esso lui ad imparare il disegno et il colorito di quell'arte. Per il che in Fiorenza condottosi in compagnia di Giovanni da Milano per li servigi di Taddeo lor maestro, molte cose lavorando, fece il tabernacolo della Madonna di Mercato Vecchio; similmente quello su 'l canto della piazza di San Niccolò della via del Cocomero, et a' Tintori quello che è a Santo Nofri su 'l canto delle mura dell'orto loro, dirimpetto a San Giuseppo. Fece in San Michele in Orto alcune pitture, et in Casentino, in Prato Vecchio et in tutte le chiese, molte cappelle e figure, che seminate in diversi luoghi per Casentino si veggono ancora. Lavorò in Arezzo nel Duomo Vecchio; e per il capitolo della pieve, nella chiesa di , San Bartolomeo fece la facciata dello altar maggiore; e nella pieve stessa sotto l'organo la storia di S. Matteo, et in Santo Agostino due altre cappelle ancora et in San Domenico. E cosí faccendo per tutta la città opere di sua mano, mostrò Spinello Aretino i principii di tal arte insegnata interamente da lui a Bernardo Daddi fiorentino, il quale nella città sua molte cose lavorando, quella onorò e da' cittadini suoi, che di bonissimo governo lo stimorono, fu ne' magistrati adoperato assai.
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