Nelli Agnoli di Fiorenza fece la tavola dello altar maggiore finita nel MCCCCXIII, et indusse i frati suoi ad esercitarsi nella pittura, de' quali lasciò alcuni suoi discepoli che di molte pitture accomodarono il monistero loro e di libri miniati e scritti, cosí come vi fu di quegli che ricamavano paramenti e storie di figure divinissimamente, come ne fanno fede oggi in quel luogo le opere che vi feciono. Egli in Santa Trinita di Fiorenza dipinse a fresco la cappella e la tavola de gli Ardinghelli, la quale al suo tempo era molto lodata, nella quale ritrasse di naturale i nostri Dante e Petrarca. Et ancora in detto luogo lavorò la cappella de' Bartolini. A costui nocevano molto i cibi et i digiuni, a i quali per la regola monastica et eremitica era obligato. Per il che da Papa Eugenio, che dimorava allora in Fiorenza per lo Concilio et ebbe compassione a tanta virtú, benignamente fu dispensato; et egli per questo fece un messale, il quale è ancora oggidí nella cappella papale di Roma. Fece poi una tavola in San Iacopo sopr'Arno et un'altra in San Pietro Scheraggio, et in Santo Michele di Pisa loro convento, et in Camaldoli di Fiorenza un Crocifisso in tavola et un San Giovanni. Finalmente per lo star chinato e col petto appoggiato, gli venne una postema crudele, la quale in lungo termine lo condusse al fine di sua vita di età d'anni LV.
Insegnò costui a Francesco Fiorentino suo discepolo, il quale dopo la morte sua fece il tabernacolo che è sul canto di Santa Maria Novella, nella piazza a sommo alla via della Scala per ire alla sala del papa.
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