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      Vedesi adunque in questo tempo la scultura essersi un poco migliorata e dato qualche forma migliore alle figure, con piú bello andar di pieghe di panni e qualche testa con migliore aria, certe attitudini non tanto intere, et infine cominciato a tentare il buono; ma avere tuttavolta mancato di infinite parti per non esser in quel tempo in gran perfezzione il disegno, né vedersi troppe cose di buono da potere imitare. Laonde que' maestri che furono in questo tempo, e da me son stati messi nella prima parte, meriteranno quella lode e d'esser tenuti in quel conto, che meritano le cose fatte da loro, pur che si consideri, come anche quelle delli architetti e de' pittori di que' tempi, non ebbono innanzi aiuto et avevano a trovare la via da per loro; et il principio, ancora che piccolo, è degno sempre di lode non piccola.
      Non corse troppo miglior fortuna la pittura in questi tempi, se non che essendo allora piú in uso per la divozione de' popoli, ebbe piú artefici, e per questo fece piú evidente progresso che quelle due. Cosí si vede che la maniera greca, prima co 'l principio di Cimabue, poi con l'aiuto di Giotto, si spense in tutto, e ne nacque una nuova la quale io volentieri , chiamo maniera di Giotto, perché fu trovata da lui e da' suoi discepoli, e poi universalmente da tutti venerata et imitata. E si vede in questa levato via il proffilo che ricigneva per tutto le figure, e quegli occhi spiritati e piedi ritti in punta e le mani aguzze et il non avere ombre et altre mostruosità di que' Greci, e dato una buona grazia nelle teste e morbidezza nel colorito.


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Le vite de' più eccellenti architetti pittori et scultori italiani da Cimabue insino a' tempi nostri.
di Giorgio Vasari
1550 pagine 1014

   





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