Né sté molto tempo lontano da la patria sua, che cessata la pestilenzia, la Signoria di Fiorenza e l'Arte de' Mercatanti deliberorno (avendo in quel tempo la scultura gli artefici suoi in eccellenzia, cosí forestieri come Fiorentini) che si dovessi, come si era già molte volte ragionato, finire l'altre due porte di San Giovanni, tempio antichissimo e principale di quella città. Et ordinato fra di loro che si facessi intendere a tutti e maestri, che erano tenuti migliori in Italia, che comparissino in Fiorenza per fare esperimento di lo,ro in una mostra d'una storia di bronzo, simile a una di quelle che già Andrea Pisano aveva fatto nella prima porta, fu scritto questa deliberazione da Bartoluccio a Lorenzo ch'era a Pesero che lavorava, confortandolo a tornare a Fiorenza a dar saggio di sé; che questa era una occasione da farsi conoscere e da mostrare l'ingegno suo, oltra che e' ne trarrebbe quell'utile, che né l'uno né l'altro arebbono mai piú bisogno d'opere. Mossero l'animo di Lorenzo le parole di Bartoluccio, e quantunque il Signor Pandolfo et il pittore e tutta la sua corte gli facessino carezze grandissime, prese Lorenzo da quel signore licenza e dal pittore, i quali pur con fatica e dispiacer loro lo lascioron partire, non giovando né promesse né ricrescer provisione, parendo a Lorenzo ogn'ora mille anni di tornare a Fiorenza. Et inviatosi felicemente a la sua patria si ridusse. Erano già scomparsi molti forestieri e fattisi conoscere a' Consoli dell'Arte, da' quali furono eletti di tutto il numero sette maestri, tre Fiorentini e gli altri Toscani, e fu ordinato loro una provisione di danari, e che fra un anno eglino dovessino aver finito una storia di bronzo della medesima grandezza ch'erano quelle della prima porta, per saggio.
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