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      Et invero che si può attribuire per la perfezzione di tutte le cose e per la saldezza del getto, venendo netta nel buttarla, ella sia la piú bella opera del mondo e che si sia vista mai fra gli antichi e moderni. E ben debbe essere veramente lodato Lorenzo, da che un giorno Michelagnolo Buonarroti, fermatosi a veder questo lavoro, sopraggiuntolo uno amico suo, li dimandò quel che gniene pareva, e se queste porte eron belle. Rispose Michelagnolo: "Elle son tanto belle che elle starebbon bene alle porte del Paradiso". Lode veramente propria e detta da chi poteva giudicarla. E ben le poté egli condurre che mentre lavorandole a fine da la età sua di XX anni che le cominciò, vi durò su 40 anni a lavorarle con fatiche via piú che estreme, le quali furon cagione che i Signori di quella città, oltra il pagamento fatto da' Consoli, gli donassino un podere il quale è posto vicino alla Badia a Settimo. Oltra che fu fatto de' Signori riconoscendo la sua virtú con tutte quelle sorti di onori che piú poterono. Seguitò dirimpetto alla Misericordia l'or,namento di bronzo con quei fogliami stupendissimi, i quali non finí per l'amore della morte, insieme con un modello che egli lasciò imperfetto dell'altra porta dove è quella d'Andrea Pisano che la voleva rifare, il qual oggi è ito male.
      E cosí lasciò Buonaccorso suo figliuolo che finí di sua mano quell'ornamento con una diligenzia grandissima. Né fece poi molte opere, morendo giovane; rimasili tutti i segreti del gittare che venissino le cose sottili, che la lunga sperienzia aveva insegnati a Bartoluccio et a Lorenzo, e quel modo di straforare il metallo, come si veggono le cose campate da lui; oltra che gli lasciò molte anticaglie di marmo e di bronzo, come il letto di Policleto ch'era cosa rarissima et una gamba antica di bronzo et altre teste di femmine e vasi condotti di Grecia senza sparagno di spese.


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Le vite de' più eccellenti architetti pittori et scultori italiani da Cimabue insino a' tempi nostri.
di Giorgio Vasari
1550 pagine 1014

   





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