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      Ma ricordandomi che questo , è tempio sacrato a Dio, mi confido che, faccendosi in memoria sua, non mancherà di infondere il sapere dove non sia et agiugnere le forze e la sapienza e l'ingegno a chi sarà autore di tal cosa. Ma che posso io in questo caso giovarvi, non essendo mia l'opera? Bene vi dico che se ella toccasse a me, risolutissimamente mi basterebbe l'animo di trovare il modo che ella si volterebbe, senza tante difficultà. Né ci ho pensato su ancor niente, e volete che io vi dica il modo? Ma quando pure le S V delibereranno che ella si volti sarete forzati, non solo a fare esperimento di me che non penso bastare a consigliare sí gran cosa, ma a spendere et ordinare che fra uno anno di tempo, a un dí determinato, venghino in Fiorenza architettori, non solo Toscani et Italiani, ma Todeschi e Franzesi e d'ogni nazione, e proporre loro questo lavoro, ch'e' disputato e risoluto fra tanti maestri, si cominci e si dia a colui che piú dirittamente darà nel segno, o arà miglior modo e giudizio per fare tale opera. Né vi saperrei dare io altro consiglio, né migliore ordine di questo".
      Piacque a i Consoli et a gli operai l'ordine et il consiglio di Filippo, ma arebbono voluto che in questo mentre egli avessi fatto un modello, e che ci avesse pensato su. Et egli mostrava di non curarsene, anzi, preso licenzia da loro, disse esser sollecitato con lettere, et era necessario che egli tornassi a Roma. Avvedutosi dunque i Consoli che i prieghi loro e degli operai non erano bastanti a fermarlo, lo feciono pregare da molti amici suoi e, non si piegando, una mattina che fu addí XXVI di maggio MCCCCXVII, gli fecero gli operai uno stanziamento di una mancia di danari, i quali si truovano a uscita a Filippo, ne' libri dell'opera, e tutto era per agevolarlo.


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Le vite de' più eccellenti architetti pittori et scultori italiani da Cimabue insino a' tempi nostri.
di Giorgio Vasari
1550 pagine 1014

   





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