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      Ma non gliene obligarono se non braccia dodici d'altezza, dicendoli che volevono vedere come riusciva l'opera; che riuscendo come egli diceva loro, non mancherebbono fargli allogagione del resto. Parve cosa strana a Filippo il vedere tanta durezza e diffidenza ne' Consoli et operai; e se non fusse stato ch'e' sapeva che egli era solo per condurla, non ci arebbe messo mano; pur, come sitibondo di conseguire quella gloria, la prese e di condurla a fine perfettamente si obligò. Fu fatto copiare il suo foglio in su un libro dove il proveditore teneva i debitori et i creditori de' legnami e de' marmi, con l'obligo suddetto; facendosi la provisione medesima per partito di quelle paghe che avevano fino allora date agli altri capo maestri. Saputasi la allogazione fatta a Filippo per gli artefici e per i cittadini, a chi pareva bene et a chi male, come sempre fu il parere del popolo e de gli spensierati, ma la maggiore parte era delli invidiosi. Mentre che si faceva le provisioni per cominciare a murare, si destò su una setta fra artigiani e cittadini, e fatto testa a i Consoli et agli operai, dissono che si era corsa la cosa, che un lavoro simile a questo non doveva esser fatto per consiglio di un solo, e che se eglino fussin privi d'uomini eccellenti, come eglino ne avevono abbondanza, saria da perdonare loro; ma che non passava con onore della città, venendo qualche disgrazia, come suole avvenire nella fabbrica, e' si potessi et avessi a dare la colpa a un solo con vergogna e con danno grande; e che per mitigare il furore di Filippo era bene giugnerli un compagno.


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Le vite de' più eccellenti architetti pittori et scultori italiani da Cimabue insino a' tempi nostri.
di Giorgio Vasari
1550 pagine 1014

   





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