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      Era Lorenzo Ghiberti venuto in molto credito, per aver già fatto esperienza del suo ingegno nelle porte di Santo Giovanni, e che e' fusse amato , da certi che molto potevano nel governo, si dimostrò assai chiaramente perché, nel vedere tanto crescere la gloria di Filippo, sotto spezie di amore e di affezzione verso quella fabbrica, operarono di maniera appresso de' Consoli e degli operai, ch'e' fu unito compagno di Filippo in questa opera. In quanta disperazione et amaritudine si trovassi Filippo, sentendo quel che avevono fatto gli operai, si conosce da questo ch'e' fu per fuggirsi da Fiorenza; e se non fussi stato Donato e Luca della Robbia che lo confortavano, era per uscir fuor di sé. Veramente impia e crudel rabbia è quella di coloro che, accecati da la invidia, pongono a pericolo gli onori e le belle opere, per la gara della ambizione. Da loro certo non restò che Filippo spezzasse i modelli, abruciasse i disegni et in men di mezza ora precipitasse tutta quella fatica che aveva condotta in tanti anni. Gli operai, scusatisi prima con Filippo, lo confortarono a andare inanzi, che lo inventore et autore di tal fabrica era egli, e non altri; ma tuttavolta fecero a Lorenzo il medesimo salario che a Filippo. Fu seguitato l'opera con poca voglia di lui, conoscendo avere a durare le fatiche ch'e' ci faceva, e poi avere a dividere l'onore e la fama a mezzo con Lorenzo. Pure messosi in animo che troverrebbe modo che non durerebbe troppo in questa opera, andava seguitando insieme con Lorenzo nel medesimo modo che stava lo scritto dato agli operai.


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Le vite de' più eccellenti architetti pittori et scultori italiani da Cimabue insino a' tempi nostri.
di Giorgio Vasari
1550 pagine 1014

   





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