Faceva Filippo di continovo, per ogni minima cosa, disegni e modelli di castelli da murare, et edifizii da tirar pesi. Né per questo restavano però alcune persone malotiche, amici di Lorenzo, per farlo disperare, tutto il dí farli modelli contro, per concorrenzia; come ne fece uno Maestro Antonio da Verzelli et altri maestri favoriti e messi inanzi ora da questo cittadino et ora da quell'altro, mostrando la volubilità loro, il loro poco sapere et il manco intendere, avendo in mano le cose perfette, mettendo inanzi l'imperfette e le inutili. Erano già le catene finite intorno intorno all'otto facce, e già i muratori inanimiti lavoravano gagliardamente; ma sollecitati da Filippo piú che 'l solito, per alcuni rabbuffi avuti nel murare, e per le cose che accadevano giornalmente, se lo erono recato a noia. E mossi da questo e da invidia, si strinseno insieme i capi faccendo setta, e dicendo che era faticoso lavoro e di pericolo, che non volevon volgerla senza gran pagamento, ancora che piú del solito loro fusse stato cresciuto, e cosí si sarebbono vendicati con Filippo e fatto utile non piccolo a loro. Dispiacque a gli operai questa cosa et a Filippo similmente; e pensatovi su, prese partito un sabato sera di licenziarli tutti. I quali, vistosi licenziare, non sapevono che fine avessi avere questa cosa, ma il lunedí seguente messe in opera Filippo dieci Lombardi, e con lo star quivi presente, dicendo: "Fa' qui cosí e fa' qua", gli instruí in un giorno tanto, ch'e' ci lavorarono molte settimane.
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