Fece ancora a Napoli una sepoltura di marmo per uno arcivescovo, da Fiorenza mandatavi per acqua, posta in Santo Angelo di Seggio di Nido, nella quale son tre figure tonde, che la cassa del morto con la testa reggono, e nel corpo della cassa una storia di basso rilievo sí maravigliosa, che infinite lode se ne convengono. Lavorò nel Castello di Prato il pergamo di marmo dove si mostra la cintola, nello spartimento del quale un ballo di fanciulli intagliò sí belli e sí mirabili, che si può , dire che non meno mostrasse la perfezzione dell'arte in questo che e' si facesse nelle altre cose. Di piú fece, per reggimento di detta opera, due capitelli di bronzo, uno de i quali vi è ancora, e l'altro da gli Spagnuoli, che quella terra misero a sacco, fu portato via.
Avvenne che in quel tempo la Signoria di Vinegia, sentendo la fama sua, mandò per lui acciò che facesse la memoria di Gattamelata nella città di Padova, che fu il cavallo di bronzo su la piazza di Santo Antonio, nel quale si dimostra lo sbuffamento et il fremito del cavallo et il grande animo e la fierezza vivacissimamente espressa dalla arte nella figura che lo cavalca. E dimostrossi Donato tanto mirabile nella grandezza del getto in proporzioni et in bontà, che veramente si può aguagliare a ogni antico artefice, in movenzia, in disegno, in arte, in proporzione et in diligenza. Perché non solo fece stupire allora que' che lo videro, ma ogni persona che al presente lo può vedere. Per la qual cosa cercarono i Padovani con ogni via di farlo lor cittadino, e con ogni sorte di carezze fermarlo.
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