Costui, poco amico de' Sanesi, vedendo preparata cosí bella opera ad onore di quella città, commosso da invidia e malignità, cominciò con molte ragioni a persuadere a Donato che non solamente e' non dovesse finire tale opera, ma guastare ancora e spezzare tutto quello che egli aveva fatto. E non restando giorno né notte da questa empia persuasione, lo condusse pur finalmente, dopo una lunghissima resistenzia, a macchiare la chiarissima bontà sua con questo errore. Avendoli dunque già persuaso Bernardetto, che il guastare le sole fatiche sue non ancora messe in opera, non era uno ingiuriare i Sanesi, ma solamente se stesso, et in una cosa usitatissima, essendo lecito ad ogni artefice rimutare disegno e concetti, aspettarono un giorno di festa che i garzoni erano andati a spasso, e spezzarono tutte le forme con grandissimo dolore di Donato. E subitamente messasi la via fra i piedi, se ne fuggirono a Fiorenza. I garzoni tornati, trovando spezzato e fracassato ogni cosa, e non rivedendo Donato, sentendo che e' se ne era andato a Fiorenza, per ritrovarlo si misero in camino. Restò similmente nell'opera del Duomo di Siena un San Giovanni Battista di metallo, , al quale lasciò egli imperfetto il braccio destro dal gomito in su, dicendo che non avendolo sodisfatto de lo intero pagamento, non voleva finirlo se non gli davano il doppio piú di quello che aveva avuto. Di tutti questi disordini fu cagione la malignità di Bernardetto, che troppo gagliardamente operò nella semplicità di Donatello.
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