in giudicio et in sapere, sia stato de' primi a illustrare l'arte della scultura e del buon disegno ne' moderni; e tanto piú merita commendazione, quanto nel tempo suo le antichità non erano scoperte sopra la terra, da le colonne, i pili e gli archi trionfali in fuora. Et egli fu potissima cagione che a Cosimo de' Medici si destasse la volontà dello introdurre a Fiorenza le antichità che sono et erano in casa Medici, e quelle tutte di sua mano acconciò. Era liberalissimo, amorevole e cortese, e per gli amici migliore che per se medesimo; né mai stimò danari, tenendo quegli in una sporta con una fune al palco appicati, onde ogni suo lavorante et amico pigliava il suo bisogno, senza dirgli nulla. Passò la vecchiezza allegrissimamente, e venuto in decrepità, ebbe ad essere soccorso da Cosimo e da altri amici suoi, non potendo piú lavorare. Dicesi che venendo Cosimo a morte lo lasciò raccomandato a Piero suo figliuolo, il quale, come diligentissimo esecutore della volontà di suo padre, gli donò un podere in Cafaggiuolo, di tanta rendita che e' ne poteva vivere comodamente. Di che fece Donato festa grandissima, parendoli essere con questo piú che sicuro di non avere a morir di fame. Ma non lo tenne però uno anno che, ritornato a Piero, glie lo rinunziò per contratto publico, affermando che non voleva perdere la sua quiete per pensare alla cura familiare et alla molestia del contadino, il quale ogni terzo dí gli era intorno; quando perché il vento gli aveva scoperto la colombaia, quando perché gli erano tolte le bestie dal comune per le gravezze, e quando per la tempesta che gli aveva tolto il vino e le frutte.
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