Delle quali cose era tanto sazio et infastidito, che e' voleva innanzi morire di fame che avere a pensare a tante cose.
Rise Piero de la semplicità di Donato, e per , liberarlo di questo affanno, accettato il podere, che cosí volle al tutto Donato, gli assegnò in su 'l banco suo una provisione della medesima rendita, o piú, ma in danari contanti, che ogni settimana gli erano pagati per la rata che gli toccava; de 'l che egli sommamente si contentò. E servitore et amico della casa de' Medici, visse lieto e senza pensieri tutto il restante della sua vita, ancora che condottosi ad LXXXIII anni, si trovasse tanto parletico che e' non potesse piú lavorare in maniera alcuna, e si conducesse a starsi nel letto continovamente, in una povera casetta che aveva nella via del Cocomero, vicino alle monache di San Niccolò. Dove, peggiorando di giorno in giorno e consumandosi a poco a poco, dicono alcuni che e' non si poteva però indurlo né con preghi, né con consigli, o admonizioni di chi teneva la cura del governarlo, a confessarsi e communicarsi ad usanza di buon cristiano. Non perché e' non fusse e buono e fedele, ma per quella somma straccurataggine che ebbe sempre in ogni sua cosa fuori che nella arte. La qual cosa intendendo Filippo di Ser Brunellesco amicissimo suo, venutolo a visitare, dopo alcuni ragionamenti gli disse: "Donato, fratello carissimo, io veggo la tua vecchiezza averti condotto assai vicino a quel fine dove arriva ciascuno che nasce; per il che, dovendo noi piú che gli altri conoscere la bontà di Dio, per lo ingegno che e' ci ha dato, e per lo onore che ci è stato fatto sopra gli altri uomini, voglio per ricordanza della tanta nostra amicizia un servizio da te avanti la morte, il quale non voglio io che tu mi nieghi in maniera alcuna". Donato che amò sempre Filippo cordialmente e conosceva la sua virtú, disse che e' chiedesse sicuramente, che non mancherebbe di satisfargli.
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